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martedì 7 ottobre 2014

-cento

Quando C. mi ha fatto la proposta ho pianto. Poi due secondi dopo ho chiamato i miei fratelli, nonostante fosse quasi l'una di notte. Il giorno dopo ho chiamato la mia famiglia e gli amici più cari. Poi, tornando a Milano, ho fatto un respiro profondo e mi sono ripromessa una cosa: non diventerò una di quelle donnette che si fidanzano e parlano solo di matrimonio.

E, posso dire con relativa sicurezza, ci sono riuscita. Tanto che in molti mi hanno chiesto come mai non sembrassi entusiasta della cosa. Non sono riuscita a spiegarlo tanto bene, forse non ci riuscirò nemmeno adesso..

Quando ero una bambina volevo sposarmi. Con un principe, magari.. la Disney ha fatto grandi danni a generazioni di ragazzine! Poi ho iniziato a frequentare l'altro sesso e l'idea del matrimonio continuava a esserci, ma.. più andavo avanti più le relazioni che avevo e l'idea del matrimonio erano due cose ben divise e separate. Un giorno mi sarebbe piaciuto indossare un abito meraviglioso, attraversare una lunga navata con il mio papà, fare una bella festa, con le persone più vicine.. ma in questa idea lo sposo mancava del tutto. Non pensavo a un uomo in particolare, non pensavo a nessuno e basta. Avevo in mente l'idea del matrimonio, come evento, non come unione. Ho detto una frase molto fraintendibile a C. qualche settimana dopo la proposta: "mi sono sempre voluta sposare, fino a quando non ho trovato te"

Sentita così, in effetti, devo ammettere che suona davvero male! 

Il punto è che noi siamo già sposati.
Non lo siamo per lo stato, per la chiesa, e per le persone che ritengono che un foglio sia più valido della realtà delle cose. Lo siamo nella nostra vita quotidiana, nel fatto che quando siamo andati a vivere insieme, tre anni fa, ci siamo promessi delle cose e manteniamo quelle promesse ogni giorno, senza difficoltà. Lui è mio marito perché ogni mattina io mi sveglio e scelgo di essere sua moglie, perché lo guardo e in qualche modo contorto sento che tutte le scelte che ho fatto nella vita avevano un senso, perché mi hanno fatto diventare la persona che ogni giorno lui sceglie di avere accanto.

Allora perché andare in comune? Perché scomodare amici e parenti? Perché spendere soldi che abbiamo duramente messo da parte?

Perché il nostro impegno sia confermato, davanti allo stato, davanti a Dio (sì, mi sposo in comune, ma vi assicuro che Dio presenzia anche in comune), davanti ai nostri cari e, soprattutto, l'uno davanti all'altro. Perché pensiamo che un amore come il nostro meriti di essere celebrato. Perché il matrimonio fornisce dei privilegi che vogliamo avere.

Non ho bombardato i miei amici di info sui matrimoni (una di loro si è scandalizzata apprendendo che non ho mai comprato una rivista di abiti da sposa), vado molto calma me la prendo comoda con i preparativi, continuiamo a vivere la nostra vita come al solito. E allora da dove nasce questo post?

Mi sono iscritta ad alcuni forum online riguardanti il matrimonio, perché ho realizzato che non ne sapevo molto a livello organizzativo. Oggi ho eseguito l'accesso su uno di questi, che ha una pagina profilo sul modello di quella di facebook. In alto a destra, accanto all'immagine profilo (disegno random trovato online) c'è un contatore, il conto alla rovescia al giorno del matrimonio. 

Oggi il contatore segna -100.
Ho sorriso.

2 commenti:

  1. Ho un appunto: Dopo aver chiamato i tuoi fratelli all'una di notte...all'una e un quarto hai chiamato me...facendomi venire un colpo! :P :D

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